IL VERO NATALE DA RICONOSCERE
Nello sguardo di Maria e Giuseppe su quel ”figlio particolare”, cui sarà imposto nome di Gesù , è racchiuso il segreto del Natale. Quella famiglia, come ogni famiglia, scriverà una storia di gratuità: ogni vita umana che nasce e cresce in una casa porta il segno di un dono, la promessa di una vocazione.
Eppure il percorso di una famiglia corre parallelamente a storie di rifiuto, di violenza, di non curanza o di indifferenza ”dell’inquilino della porta accanto”. ”Non c’era posto per loro nella locanda”: le stanze erano tutte occupate e quella creatura è partorita nell’angolo più malmesso, dove parcheggiavano gli animali da trasporto. Questa è la storia vera anche di oggi: non c’è posto per lo straniero, si raccolgono firme per impedire all’altro, allo sconosciuto, di non disturbarci troppo, perché abbiamo altro da fare. La storia di questa famiglia continua accanto ci sia alla storia dei grandi della terra era in corso un censimento dell’imperatore Augusto e anche oggi c’è chi fa le statistiche delle giovani vittime sulle strade, o delle morti bianche sul lavoro, o di chi si diverte a scandagliare i ripetuti drammi dei delitti di famiglia. La famiglia rimane così la sola a custodire, con discrezione, nel silenzio, nel pianto, quelle briciole di umanità che le sono rimaste scritte sul palmo delle mani e incise negli occhi del cuore.
Chi dunque saprà riconoscere ciò che è successo nel vero Natale?
Sono i pastori: che custodivano il gregge, quelli che non hanno imparato sui libri a conoscere cosa sia la vita, ma l’hanno presa dalle esperienze del duro lavoro
sono i poveri di Javhè, di cui parlano i profeti e saranno ”i poveri di spirito, perché ad essi è riservato il Regno dei cieli”.
La via dell’umiltà è una delle vie che conducono a Betlemme, già, l’umiltà: una virtù sempre più rara anche nelle nostre comunità, dove talvolta, si è disturbati dall’arroganza e dalla presunzione che calpesta l’altro, dove talvolta si ricorre al doppio gioco della non trasparenza. ”Troverete un bimbo avvolto in fasce, quello è il segno” che per la città degli uomini è sorto un Salvatore. Non è un figlio di papà, ne un rampollo di una ricca discendenza e neppure un applaudito calciatore di fama mondiale, ma semplicemente un bambino, il cui futuro sarà segnato da una presenza umile e persuasiva che susciterà nuovi e più profondi interrogativi nel cuore delle folle che lo seguiranno. L’altra strada, che conduce a Betlemme, è quella dei Magi, è la strada della ricerca. ”Abbiamo visto la sua stella e siamo venuti per adorare il bambino”.
È il desiderio di conoscere, di ricercare che spinge a uscire dal villaggio, a non accontentarsi delle proprie abitudini.
Nelle nostre comunità dobbiamo risvegliare il desiderio di approfondire nuovi percorsi di fede, facciamo troppo in fretta a dare i sacramenti a grandi e piccoli, ma poi non ci curiamo più di segnare i passi per una ricerca di fede lunga, paziente e costruttiva.
Così né il finto credente Erode, che sembra interessarsi di questioni religiose, né il meticoloso scriba, che si limita a consultare il grosso libro di biblioteca, arriveranno mai a Betlemme.
Don Giancarlo